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Pendolari su via Redi, Ancona faccia la sua parte
Lunedì e ieri mattina ho verificato di persona l'impatto del blocco automobilistico di via Redi (Ancona) con il divieto di accesso, dalle 7.30 alle 8.30, per le vetture dei non residenti che provengono da via Campania (Falconara). Una decisione maturata, grazie al senso di responsabilità del sindaco Brandoni, per dare una mano ad Ancona a risolvere i problemi di viabilità che nascono dalla decisione – dorica – di vietare l'accesso alla rotatoria di Collemarino a quanti scendono lungo via Ville, la strada che costeggia il parco degli Ulivi.
Lunedì e ieri mattina ho verificato di persona l'impatto del blocco automobilistico di via Redi (Ancona) con il divieto di accesso, dalle 7.30 alle 8.30, per le vetture dei non residenti che provengono da via Campania (Falconara). Una decisione maturata, grazie al senso di responsabilità del sindaco Brandoni, per dare una mano ad Ancona a risolvere i problemi di viabilità che nascono dalla decisione – dorica – di vietare l'accesso alla rotatoria di Collemarino a quanti scendono lungo via Ville, la strada che costeggia il parco degli Ulivi.Chi è pendolare e quotidianamente percorre i 10 chilometri che dividono le due cittadine, conosce bene la situazione. La Flaminia è intasata. Alcuni affrontano via Barcaglione fino a Torrette ma poi se la devono vedere con la colonna di auto che esce dalla variante alla Statale 16. Altri, parecchi, utilizzano la direttrice via Campania/via Redi consente di prendere la strada principale a Collemarino, saltando il tratto di Palombina Vecchia e Nuova. Dall'istituzione della rotatoria all'incrocio di Collemarino, il Comune di Ancona ha fissato il senso unico a salire per l'ultimo tratto di via Ville. Da allora, chi scende da via Redi è costretto a passare per le vie Cingolani, Ulpiani e Volta. Questo crea code e traffico intenso davanti a una scuola, la Alighieri.
Messi da parte i problemi nati dall'installazione tardiva della segnaletica e i dubbi che ho circa la possibilità di garantire un presidio fisso di vigili, impegnati anche in altre parti della città, ho maturato alcune riflessioni:
- Il traffico deviato da via Campania confluisce tutto in via Flaminia e questo non fa che aggravare una situazione già problematica;
- la coda di auto che nasce al posto di blocco si snoda per via Sardegna e congestiona il traffico anche nei pressi dell'attraversamento pedonale per la scuola Aldo Moro. Il che sta a significare che per salvaguardare una scuola, ne danneggiamo un'altra;
- Il traffico deviato da via Campania confluisce tutto in via Flaminia e questo non fa che aggravare una situazione già problematica;
- la coda di auto che nasce al posto di blocco si snoda per via Sardegna e congestiona il traffico anche nei pressi dell'attraversamento pedonale per la scuola Aldo Moro. Il che sta a significare che per salvaguardare una scuola, ne danneggiamo un'altra;
- se non ci sono i vigili basterà il senso civico degli automobilisti a far rispettare una segnaletica che comunque è poco visibile?
Abbiamo a cuore gli utenti della scuola e per questo abbiamo accettato di sottoporre i nostri cittadini a questo periodo transitorio che, da accordi presi con il sindaco Valeria Mancinelli e l'assessore Stefano Foresi, terminerà a fine novembre. Il nostro è un contributo alla sicurezza ma certamente l'attuale situazione è ingestibile nel lungo periodo. L'unico atto risolutivo è l'apertura di via Ville (Collemarino) per accedere in discesa alla rotatoria. Ancona deve risolvere i problemi di canalizzazione della sua rotonda. Sono ancora convinto che una stretta di mano sia impegno a rispettare gli accordi. Fermo restando che entrambi i Comuni sono in attesa dello sblocco dei fondi per aumentare la sicurezza di tutta la Flaminia che, nel nostro caso, ci consentirebbe di intervenire all'incrocio di via Palombina e in alcune fermate dell'autobus troppo esposte ai pericoli della strada.
Abbiamo a cuore gli utenti della scuola e per questo abbiamo accettato di sottoporre i nostri cittadini a questo periodo transitorio che, da accordi presi con il sindaco Valeria Mancinelli e l'assessore Stefano Foresi, terminerà a fine novembre. Il nostro è un contributo alla sicurezza ma certamente l'attuale situazione è ingestibile nel lungo periodo. L'unico atto risolutivo è l'apertura di via Ville (Collemarino) per accedere in discesa alla rotatoria. Ancona deve risolvere i problemi di canalizzazione della sua rotonda. Sono ancora convinto che una stretta di mano sia impegno a rispettare gli accordi. Fermo restando che entrambi i Comuni sono in attesa dello sblocco dei fondi per aumentare la sicurezza di tutta la Flaminia che, nel nostro caso, ci consentirebbe di intervenire all'incrocio di via Palombina e in alcune fermate dell'autobus troppo esposte ai pericoli della strada.
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Il Consiglio Comunale dice no: l'antenna non si mette
La partita dell'antenna è, per ora, vinta. Dico per il momento perché, dopo la chiusura della conferenza dei servizi, negativa per Telecom e Vodafone che volevano installare un'antenna di telefonia mobile in via Puglie, a pochi metri dalla parrocchia, dalle scuole Ferraris e Rodari, dal campo sportivo Neri, con ogni probabilità il tribunale amministrativo sarà chiamato a esprimersi sulla vicenda. Le dichiarazioni successive al no, da parte delle due compagnie, lo fanno presagire. Ce lo aspettavamo.
La partita dell'antenna è, per ora, vinta. Dico per il momento perché, dopo la chiusura della conferenza dei servizi, negativa per Telecom e Vodafone che volevano installare un'antenna di telefonia mobile in via Puglie, a pochi metri dalla parrocchia, dalle scuole Ferraris e Rodari, dal campo sportivo Neri, con ogni probabilità il tribunale amministrativo sarà chiamato a esprimersi sulla vicenda. Le dichiarazioni successive al no, da parte delle due compagnie, lo fanno presagire. Ce lo aspettavamo.Viviamo tempi strani. Dove chi è chiamato ad amministrare un territorio è considerato dallo Stato e dalle leggi solo un gabelliere. Dove, come dicevo in un post precedente, Stato e Regioni danno permessi che i Comuni subiscono senza poter fare nulla o con margini di manovra davvero stretti. Personalmente non mi sono mai arreso a questo stato dei fatti. E insieme agli altri membri della maggioranza, della minoranza e dei cittadini abbiamo cercato una strada per affrontare la questione senza abdicare al nostro ruolo. Il vecchio regolamento, in attesa di avere un nuovo Piano Antenne, è stato reso più restrittivo. A Falconara non si potranno realizzare antenne entro i 130 metri di distanza dal perimetro delle cosiddette aree sensibili: parchi, luoghi di aggregazione, edifici scolastici, chiese, scuole.
E il ricorso? Può la piccola Falconara difendersi dai colossi della telefonia? Ci conforta il parere di Alessandro Lucchetti, avvocato ed esperto di diritto amministrativo. Per legge "i Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale del impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici" tuttavia, spiega l'esperto "la giurisprudenza ha più volte affermato che da tale previsione debbono discendere regole comunali ragionevoli, motivate e certe, poste a presidio di interessi di rilievo specifico a livello locale, ovvero per la presenza di siti che, per la loro destinazione d'uso, possano essere qualificati particolarmente sensibili alle immissioni elettromagnetiche". Su questo solco ci siamo mossi. Perché questa battaglia va portata avanti in maniera intelligente. Salvaguardando la salute dei cittadini - per quanto riguarda l'antenna - ma anche le tasche dei contribuenti, visto che soccombere davanti a un tribunale ha i suoi costi che ricadrebbero sulla popolazione.
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Antenna, partita tutta da giocare
Nei giorni scorsi mi ha scritto un cittadino per chiedermi aggiornamenti sulla vicenda dell'antenna di telefonia mobile che Telecom e Vodafone vorrebbero installare in via Puglie, a pochi metri dalla parrocchia, dalle scuole Ferraris e Rodari, dal campo sportivo Neri. Location che ho sempre contrastato e che come giunta ci ha trovati contrari. Vodafone, per tutta risposta, nonostante manifestazioni cittadine e raccolte di firme, ha ribadito la volontà di utilizzare il terreno privato nel sito citato e le leggi (nazionali e regionali) sembrano non potergli impedire di procedere. Purtroppo l'unità politica per individuare un'altra collocazione, nonostante l'azione dell'Amministrazione tesa ad aggiornare il Piano Comunale delle antenne e che avrebbe indotto, a mio giudizio, i gestori telefonici ad un ripensamento o, quanto meno, a sposare un'altra opzione, non si è trovata e ora siamo di fronte a un vero rompicapo.
Nei giorni scorsi mi ha scritto un cittadino per chiedermi aggiornamenti sulla vicenda dell'antenna di telefonia mobile che Telecom e Vodafone vorrebbero installare in via Puglie, a pochi metri dalla parrocchia, dalle scuole Ferraris e Rodari, dal campo sportivo Neri. Location che ho sempre contrastato e che come giunta ci ha trovati contrari. Vodafone, per tutta risposta, nonostante manifestazioni cittadine e raccolte di firme, ha ribadito la volontà di utilizzare il terreno privato nel sito citato e le leggi (nazionali e regionali) sembrano non potergli impedire di procedere. Purtroppo l'unità politica per individuare un'altra collocazione, nonostante l'azione dell'Amministrazione tesa ad aggiornare il Piano Comunale delle antenne e che avrebbe indotto, a mio giudizio, i gestori telefonici ad un ripensamento o, quanto meno, a sposare un'altra opzione, non si è trovata e ora siamo di fronte a un vero rompicapo.Diciamoci la verità, siamo circondati da problematiche urbanistiche, ambientali, amministrative, procedure burocratiche, interessi diffusi, demagogie, strumentalismi politici. Il Comune è l'ultimo anello della catena. Il più debole, con pochi poteri e qualsiasi Amministrazione rischierebbe di uscirne malconcia. Complice una legislazione, ad esser buoni, permissiva che attribuisce prerogative ai piani alti (Stato e/o Regione) e scarica i "rifiuti" a quelli inferiori (i Comuni per l'appunto).
Ho seguito con molto interesse tutta la vicenda. Ho partecipato alle assemblee e alle commissioni consiliari aperte, a cui era stato invitato anche un rappresentante di Vodafone. Non so con quale funzione. Commerciale? Pr? Chissà. La cosa sconcertante, almeno per me, è che nessuno degli "arrabbiati" presenti (e ce ne erano tanti quella sera in parrocchia) abbia tentato di proferire verbo per sapere, interrogare, arguire, congetturare. Solo poche domande spuntate ed elementari. Salvo la solita successiva logorrea sui social network!
La partita, oltre le apparenze e l'atteggiamento degli immancabili burocrati, irriducibili e impenitenti, è, a mio avviso, ancora tutta da giocare. La condizione necessaria è che si crei o, se più piace, si consolidi un vero e diffuso movimento di opinione. Scevro da mediocri opportunismi di schieramento politico. In altre realtà, anche d'Italia, si stanno iniziando a vincere, al riguardo, significative battaglie. Purché ci si liberi da condizionamenti e asfittiche interpretazioni leguleie e si guardi avanti. Solo a titolo di esempio. Una Associazione di Comuni ed Enti pubblici del Nord ha persino costretto un pool di multinazionali della telefonia mobile a sottostare ad una Convenzione che le costringerà ad abbattere o modificare/ridurre/ristrutturare un'antenna nella misura in cui si affermano nel tempo nuove tecnologie e nuove strutture a minore impatto ambientale, a maggiore tutela della salute dei cittadini e per la valorizzazione del territorio.
Questo approccio al tema, da noi, è risultato del tutto secondario. Ben sappiamo, invece, come il progresso tecnologico, in materia, sia velocissimo, penetrante e impegni fortemente ricerca e in innovazione. Ciò che è vero o appare ineludilibile oggi, sul piano tecnico, può benissimo essere obsoleto e stravolto domani. È troppo ragionare in questi termini? È irragionevole? Improduttivo? O forse, più semplicemente, va contro gli interessi del business immediato e a tutti i costi? Io lo temo. Specie quando i rappresentanti delle Società di Gestione abilmente si defilano, abdicando ai loro doveri civili di spiegare chiaramente ai cittadini (non solo considerati utenti/clienti) i costi, i benefici, i rischi o le opportunità future. Lasciando noi tutti a dilaniarci in inutili o stucchevoli polemiche.
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Aeroporto delle Marche, vediamo se la Regione "russa"
Nessuno riprese seriamente l’argomentazione, men che mai la Regione, ma nemmeno i sindacati, troppo presi nella consueta, solamente acritica e asfittica difesa di un certo numero di posti di lavoro. Le stesse centrali universitarie marchigiane, al di là di tanta conclamata autoreferenzialità, latitano paurosamente e mi rifiuto di pensare che siano senza idee o, nell’occasione, essere state subalterne ad alcuni dictat politici.
Oggi siamo di nuovo al punto di partenza, anche se l’ultima gestione Belluzzi sembra aver introdotto qualche elemento di novità. Forse Spacca, tardivamente e da par suo, si era incamminato sulla Via di Damasco? Ora attendiamo di vedere i russi di Novaport. Il loro ingresso, da quanto si apprende dalla stampa, vale 22 milioni di euro (il 53% della società) e promette investimenti su voli, ingresso di nuove compagnie (tra le ultime arrivate quest'anno c'è anche Vueling, nell'occhio del ciclone dopo i disagi a Fiumicino e sotto minaccia di sanzioni da parte di Enac) e il raddoppio del cargo.
Vediamo che succede. Preferisco andare cauto ogni volta che si parla di partner privato. Negli anni si è parlato dell'arrivo di argentini, sauditi, cinesi ma nessuno è andato oltre l'annuncio. Non vanto roboanti titoli accademici nella mia faretra, solo buon senso e una certa esperienza politica, tale però da poter guardare in faccia la realtà, senza condizionamenti. Vado con ordine. Senza la pretesa di essere esaustivo.
All’interno della politica di crescita regionale l’Aeroporto delle Marche (più precisamente di Falconara. Chiedo troppo?) rappresenta un elemento essenziale e imprescindibile per l’intera area economica territoriale, costituendo un importante veicolo di espansione del sistema produttivo. La sua accessibilità terrestre, oltre ad essere un vantaggio per la promozione turistico/culturale dela regione, si è rilevata nel tempo criterio di selezione per la scelta localizzativa di imprese, industrie e soprattutto di servizi offerti al terziario avanzato. Una comprova di ciò si può ben citare che solo nel 2011 il traffico passeggeri ha raggiunto la ragguardevole cifra di 600.000 imbarchi/sbarchi; ma un funzionale e collaudato sistema aeroportuale ha anche bisogno di una sostanziale specializzazione nel settore cargo.
Per la verità già operano alcuni tra i più importanti vettori internazionali, i quali hanno già organizzato, finanziato e costruito all’interno del sedime aeroportuale proprie infrastrutture e reti commerciali. Ma, nonostante la manifesta importanza che occupa nell’economia regionale e del Medio Adriatico, negli ultimi tempi più volte è stata rimessa in discussione la necessità di un ulteriore accrescimento strutturale e tecnologico, che consentirebbe allo scalo marchigiano di affrontare le sfide del futuro del mercato con maggiore sicurezza e disinvoltura.
Si tratta di implementazioni necessarie per uno scalo il cui progetto di creare con l’adiacente linea ferroviaria, la rete stradale/autostradale e con il porto un polo intermodale del trasporto unico nel suo genere, aveva già consentito al territorio delle Marche, leader nella Macroregione Adriatico Ionica, di ottenere il riconoscimento di essere strategico all’interno del Progetto Ten-T (Trans European Networks-Transport), con l’inserimento della città di Ancona come nodo terminale del corridoio scandinavo-mediterraneo. Inoltre l’aeroporto, già rientrato di diritto nel piano dei trasporti fra gli aeroporti di interesse nazionale per il bacino del Centro-Nord Italia, svolge tuttora anche un ruolo indispensabile nel compartimento territoriale, fungendo da:
- base per gli elicotteri del 118;
- coordinamento delle Associazioni di Protezione Civile;
- supporto ai voli di emergenza per eventuali evacuazioni sanitarie dalle piattaforme petrolifere;
- scalo per l’atterraggio dei numerosi voli ospedale al servizio del centro trapianti di Torrette.
Tutte queste attività hanno visto l’aeroporto delle Marche da sempre pronto ad affrontare qualsiasi intralcio o problematica, d’emergenza o meno, con efficienza, capacità e sicurezza. Non è un caso che nel recente passato tutte queste qualità hanno influito sulle decisioni dell’Alto Commissariato dei Rifugiati delle Nazioni Unite, che utilizzò lo scalo dorico durante la guerra in Bosnia-Erzegovina per il ponte aereo umanitario con la città di Sarajevo, permettendo l’approvvigionamento di cibo, materiali di sopravvivenza e medicinali ad una popolazione stremata dal conflitto.
Tutto ciò dovrebbe comportare, ad abundantiam, un rinnovato interessamento delle Istituzioni, a partire da quelle regionali, in direzione di un aeroporto potenziato ed efficiente, in grado di contribuire in maniera determinante alla ripresa e allo sviluppo dell’intera rete dei trasporti, apportando benefici a tutto il sistema economico. Un bel banco di prova per il rinnovato Consiglio Regionale e per la Giunte di cui è la diretta espressione.
